Diritti sociali, libertà, valori costituzionali, laicità

Diritti sociali, libertà, valori costituzionali, laicità

Circolo Vie Nuove – 22 maggio 2009

Introduzione di Daniela Lastri

Riflettevo, mentre preparavo questa introduzione, sul rumore assordante della retorica che il centro destra ha messo in campo in queste settimane. Non dobbiamo abituarci a questa retorica, anzi dobbiamo contrastarne tutti i contenuti: non è poi così lontano il tempo in cui dovremo essere pronti a lanciare la nostra sfida, e decisivo sarà il terreno dei diritti sociali, delle libertà, dei valori costituzionali, della laicità.

La sfida di oggi riguarda il governo locale, che però è parte del nostro discorso generale.

Sentiremo qui tra poco Francesca Chiavacci e Gianni Cuperlo, da cui vogliamo sentirci confortati di un impegno loro – in prima persona – per far affermare le nostre idealità comuni, renderle fatto concreto nella vita delle istituzioni locali e nazionali dove lavoreranno o già lavorano. Questo mi aspetto da chi come Gianni ha un ruolo importante nel PD e da chi, come Francesca, pur non facendo parte del PD, assume questo partito come riferimento essenziale della costruzione di una politica riformatrice e di progresso. Dobbiamo unire i democratici, ovunque si trovino.

Io voglio dire, introducendo questo incontro, solo poche cose.

E’ giunto il tempo di lanciare una sfida più forte sui diritti sociali. Il cuore di questa sfida è nella proposta di dotare questo Paese di una misura generale contro la povertà. Franceschini ha chiesto l’assegno per i disoccupati; noi dobbiamo andare avanti, fino a promuovere una legge di iniziativa popolare sul “reddito di ultima istanza” e sulle misure di protezione dei soggetti più deboli: non autosufficienti e persone con handicap grave.

Allo stesso modo, dobbiamo far crescere e rafforzare il movimento per l’istruzione pubblica. Il PD e i suoi eletti nelle istituzioni, ma anche le amministrazioni locali che stiamo andando a rinnovare, devono, ciascuno per ciò che li riguarda, essere una punta di diamante di questa ripresa delle coscienze sulla speranza di futuro, di cui l’istruzione è la leva più importante. Non abbiamo bisogno di dire solo dei no. Abbiamo bisogno di far crescere tra la gente, tra gli operatori, tra le famiglie, proposte avanzate che danno il senso della qualità sociale che sentiamo necessaria per questo Paese. Per questo, la nostra petizione sulla scuola deve essere meno silenziosa, più gridata, più efficace, più in grado di arrivare all’intelligenza e alla vita delle persone.

La vita e il futuro delle persone: ecco il nostro assillo quotidiano. Ed è questo assillo che motiva l’impegno sulle libertà. Perché le persone non sono fatte di pezzi separati. La separazione della condizione umana e della coscienza, la frantumazione dell’essere distrugge la vita attiva, e riduce la partecipazione a fatto occasionale. Le persone che dobbiamo chiamare ad un nuovo impegno devono invece essere integre, nei loro bisogni materiali, nella loro speranza di futuro, nella loro ricerca di libertà individuale. No: né la procreazione assistita, né il testamento biologico, né la libertà di espressione devono far parte di un’agenda separata della politica dei Democratici. I diritti sociali e le libertà compongono lo stesso puzzle della politica attiva, della partecipazione, dell’impegno civile.

Cosa fa invece Berlusconi? Separa, spezzetta, e per questa via costruisce infinite relazioni individuali con i pezzi della nostra identità divisa. Non ha problemi di coerenza. Ha trovato la strada per parlare al suo Paese reale, che in effetti reale lo è, perché ormai dentro di noi albergano tante pulsioni, e sono queste ad essere di volta in volta sollecitate. Vuole che riposi invece la coscienza politica, il senso di appartenenza ad una comunità attiva. Prendiamo le ronde. O i respingimenti. O l’ultima invenzione della legge di iniziativa popolare contro il Parlamento. Tutto parla la stessa lingua: il Governo (meglio se il Capo del Governo) e i singoli devono avere lo stesso passo, perché tutto il resto rema contro. Le ronde sono la soluzione, non le forze di polizia. I respingimenti sono la soluzione, non il diritto internazionale o il senso si umanità collettiva. Cento parlamentari bastano, tanto cosa c’è da fare? Al Parlamento, in fondo, basta esprimersi su quel che vuole il Governo!

 

Il Paese a cui parla Berlusconi potrà anche essere il Paese reale emergente, ma non è il Paese che noi vogliamo. Ha ragione Franceschini: le nostre posizioni le prendiamo anche se apparentemente non hanno una immediata resa elettorale. Il Paese che vogliamo sta dentro l’altra parte di ognuno di noi, nella coscienza positiva, nel lato della nostra più viva umanità, nella parte razionale di noi stessi, quella che conserva la memoria del passato, che sa emozionarsi di fronte ad un bambino immigrato, che è gelosa della libertà conquistata dai nostri padri. E’ l’altro Paese reale che c’è, e a cui vogliamo e dobbiamo parlare con linguaggio sincero e pulito del futuro che vogliamo, e che troverà la forza di emergere se non lo faremo perdere nelle sabbie mobili della cattiva politica.

Nelle prossime elezioni amministrative c’è molto in gioco, lo sappiamo. Sull’amministrazione locale passa una linea di demarcazione che, ridotta all’osso, può dirsi così: la destra punta sull’inutilità delle istituzioni locali, e tende ad acuire questa percezione da parte dei cittadini (c’è il Governo, che altro si vuole?); la sinistra punta sulla essenzialità delle amministrazioni locali come strumento nelle mani dei cittadini per promuovere diritti sociali, libertà, partecipazione. La sostanza è questa. E la vedremo tra non molto, quando verranno in discussione i decreti legislativi di attuazione del cosiddetto federalismo fiscale (legge 42 del 2009). Cosa credete che avverrà? Faccio questa previsione: il Governo, che da tempo sostiene che la spesa locale è eccessiva, proporrà di individuare i fabbisogni e gli standard dei servizi al livello più basso. Sta già avvenendo. Ed è a questa visione minima dello stato sociale locale che dobbiamo opporci, con un voto che tenga aperta una prospettiva diversa.

Io ho una prospettiva diversa. Il PD ha una prospettiva diversa.

Ragionando di Firenze, ho più volte detto che dovrà essere la città dei diritti, il luogo elettivo dei diritti delle persone. Dove si discorre dei diritti nell’epoca della globalizzazione e dove si costruiscono buone pratiche volte ad affermarli, con infrastrutture materiali adeguate, esperienze innovative di rapporto pubblico-privato, rispetto dell’autonomia dei singoli, politiche universalistiche, programmi e azioni positive.  I percorsi della città dei diritti sono la spinta positiva per rafforzare la fiducia e contrastare la paura, e per affrontare con consapevolezza le difficoltà del presente.

Io penso che abbiamo tanto da dire. Cerchiamo di farlo mettendoci tutta la nostra forza e il coraggio delle scelte.

Credo che lo faremo, sono sicura che la prossima amministrazione di centro sinistra lo farà, con la sensibilità e la voglia di fare che contraddistingue il candidato Sindaco. Contiamo ci stupisca – nel meglio – anche su questo.

Ma per farlo abbiamo bisogno di energie come quelle di questa sera. E allora contiamo su di loro e su tutti i nostri candidati, già consiglieri e nuove proposte, che vogliamo coesi e fortemente motivati a fare bene.

RANDOM GALLERY
daniela_5 vialapolveredallastoria_2675 dsc_1883 foto_daniela_movimento_studentesco stampa2 dsc_1873
VI SEGNALO
CERCA NEL SITO
SEGUIMI anche SU: