Per una nuova sinistra

Ebbene si, anche a Firenze e in Toscana c’è voglia di partecipare al percorso che può dar vita a un nuovo soggetto politico della sinistra. Tante iniziative sono in cantiere, come quella di “Possibile”, e qui ne promuoviamo una, a cui si aderisce in modo individuale e che non esclude tutte le altre, anzi sollecita la partecipazione più larga.

L’idea è semplice: fare da subito un tratto di strada comune e condividere idee e diverse esperienze personali, politiche e associative, in attesa – speriamo molto breve – che si dia avvio a una vera fase costituente.

Abbiamo preparato un breve documento-appello, che trovate qui sotto in nota. Chi vuole sottoscriverlo può farlo qui, oppure mandandomi un messaggio. Abbiamo anche aperto una raccolta pubblica di firme su http://firmiamo.it/appello-per-una-nuova-sinistra-in-Toscan… .

Quanti e chi siamo (alcuni hanno già aderito) ce lo diremo il prossimo 2 luglio. Ci vediamo, infatti, giovedì 2 luglio ore 21 a Firenze, presso l’SMS di Rifredi (via Vittorio Emanuele 303), con Stefano Fassina. In quell’occasione, costituiremo il Comitato promotore per una nuova Sinistra in Toscana e in Italia. È il primo confronto pubblico, altri ne seguiranno (con Civati, Cofferati, Fratoianni, ecc. ) per confrontare idee e progetti di interesse comune.

Sottoscrivete il documento-appello e diffondete l’iniziativa, o replicatela nelle vostre realtà. E fatemi sapere. Non c’è più tempo da perdere.

Documento-appello:
Per una nuova Sinistra in Toscana e in Italia

I firmatari di questo appello si rivolgono alle donne e agli uomini di sinistra, che in questi anni si sono battuti per rinnovare la politica e per realizzare un profondo rinnovamento sociale, affinché uniscano le loro forze e diano vita, con generosità e passione civile, a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana, coerentemente riformatore, laico, progressista, che si assuma il compito di portare l’Italia fuori dalla crisi promuovendo diritti, lavoro, sviluppo sostenibile, moralità pubblica.

Il Parlamento italiano, su pressante richiesta del Governo, ha approvato una riforma elettorale che contraddice elementari principi di uguaglianza dei cittadini, con l’intenzione di modificare, con una legge ordinaria, anche la forma di governo parlamentare. Si appresta inoltre ad approvare una modifica della Costituzione che ne stravolge l’ispirazione, senza aver coinvolto i cittadini con un passaggio elettorale o con l’elezione di una Assemblea Costituente. Questi cambiamenti vanno tutti in direzione della supremazia del Governo sul Parlamento, e interpretano il principio di governabilità in modo distorto e autoritario. In questo modo, i contenuti essenziali della visione democratica – che sono parte costitutiva del pensiero della sinistra italiana – sono stati travolti e piegati alle esigenze contingenti della politica attuale.

Il Governo italiano ha in questi mesi imposto al Parlamento – con una decretazione d’urgenza e un uso della fiducia senza precedenti – l’approvazione di provvedimenti che disegnano un altro Stato sociale, una Repubblica non più fondata sul valore del lavoro, una scuola pubblica fortemente differenziata e autoritaria, una visione dello sviluppo sostenibile priva di qualità. Programmi di intervento umanitario verso l’esodo di migliaia di immigrati dalle guerre e dalla povertà, come “Mare Nostrum”, sono stati rapidamente abbandonati. Nessuna vera svolta è stata impressa alla politica industriale né a quella fiscale, cosicché i costi della crisi restano ripartiti come prima, senza equità. Allo stesso tempo, nessuna iniziativa di spessore è stata avanzata per cambiare le politiche dell’Unione Europea. Il modo di rispondere alla crisi resta, a ogni livello, nel perimetro delle vecchie ricette liberiste. In coerenza con le dottrine liberiste, il Governo ha deliberatamente respinto ogni forma di coinvolgimento delle formazioni sociali nel confronto sulle cose da fare, con l’obiettivo prioritario di delegittimare ed emarginare le organizzazioni sindacali.

Questi due piani – le scelte sulla democrazia e quelle sulla società – rivelano in modo esplicito che nella politica italiana di oggi i valori della sinistra e del movimento dei lavoratori non sono più adeguatamente rappresentati.

Prendiamo atto che il Partito Democratico e il Governo con il quale esso si identifica, anche in virtù della coincidenza tra Segretario nazionale e Presidente del Consiglio, ha operato scelte in forte contrasto con i valori della sinistra. Queste scelte collocano ormai il PD in un orizzonte diverso, moderato e a forte vocazione populista, rispetto al suo originario atto di nascita.

Né la vita interna del PD, il modo di costruire il suo programma fondamentale per la società e le scelte strategiche che ne derivano, garantisce quella visione democratica e partecipativa che era nei suoi primari obiettivi. Al contrario, ogni scelta di fondo e ogni azione pratica è in sostanza nelle mani del Segretario-Presidente e del gruppo di potere che lo affianca. In ogni occasione si usano i vecchi strumenti del trasformismo italiano per superare discussioni e dissensi, anzi il dissenso interno è additato come un peso da cui è bene liberarsi al più presto. In queste condizioni, ogni tentativo di discutere e convincere è destinato al fallimento. Non si contano più ormai gli abbandoni di iscritti e dirigenti, mentre cresce il disagio delle elettrici e degli elettori di sinistra, tra cui si diffonde ormai la convinzione di non avere altra arma democratica per far sentire la propria opinione se non l’astensione dal voto.

Le elezioni regionali del 31 maggio hanno rivelato tutto questo disagio insieme. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Vanamente, il PD concentra la sua polemica contro la sinistra, interna e esterna, mentre è chiaro a tutti che le rotture del corpo sociale, ricercate e volute a ogni costo in nome di un cambiamento che, invece, ci riporta tutti indietro, hanno prodotto divisione, disaffezione e crescita delle diseguaglianze.

Per questo, è ormai necessario dare vita a un processo nuovo, che aggreghi le persone di sinistra e dia loro rappresentanza compiuta.

Questo processo, per avere successo, deve unire la sinistra e proiettarla verso la sfida del governo del Paese. Le associazioni, i partiti, le singole persone che hanno a cuore un progetto ambizioso, non minoritario o di sola testimonianza della propria diversità, possono fare molto.

Il primo gesto è di dare a tutti l’occasione di una partecipazione attiva, inclusiva, generosa.

Invitiamo perciò le associazioni, i partiti e le singole persone che hanno a cuore questo progetto a fare un passo avanti.

Serve un appello unitario per definire il percorso costituente, nel quale possano riconoscersi le associazioni e i partiti promotori e tutte le realtà che si vogliono attivare. Un appello a cui possano rispondere tutti, indipendentemente dalla propria militanza attuale. Serve farlo con apertura, senza riserve, anzi includendo tra i destinatari le iscritte e gli iscritti al PD che hanno interesse a fare un tratto di strada in comune.

Serve una indicazione unitaria di temi da offrire al dibattito, e un tempo nel quale ogni contributo, individuale e collettivo, possa essere reso e considerato. Serve dare conto pubblicamente di questo lavoro, e di chi intende partecipare infine in prima persona alla costituzione del nuovo soggetto politico.

Il processo costituente non può che concludersi con una vera fase congressuale, aperta a tutti coloro che hanno partecipato alla fase costituente e a chi, nel frattempo, avrà voluto aderire. Un congresso vero, nel quale si discuta dello statuto, del codice etico, del programma fondamentale, e nel quale si eleggano i gruppi dirigenti locali e nazionali e si definisca il programma di mandato.

Questo pensiamo si debba fare.

Oggi ci raccogliamo in questo “comitato promotore”, che altro non è che una espressione di disponibilità a stare insieme per il tempo, che vorremmo breve, necessario all’apertura della fase costituente. Non siamo dunque né un partito in sedicesima né un’aggregazione con un’unica voce. Ciascuno di noi farà la sua parte, come singoli e come gruppi, anzi ognuno di noi si sente impegnato ad ampliare, nelle forme associative che vorrà attivare, la partecipazione.

Ci vedremo periodicamente per costruire un programma di lavoro, e per dare spazio alla creatività dell’impegno di tutti.

Firenze, giugno 2015

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