RENZI 1, 2, 3? NO, MEGLIO UNA NUOVA SINISTRA

Ferve un interessantissimo dibattito politico su quale Renzi serve all’Italia: l’1 (quello di un anno fa), il 2 (quello di oggi) o il 3 (un altro Renzi)? Fate voi, a me francamente sembra sempre lo stesso. Uno che quando vince ha vinto lui, e quando perde hanno perso gli altri. Le elezioni regionali e quelle comunali, al di là delle ovvie differenze locali, consegnano l’amaro calice al PD e al Governo: un po’ di persone – non i partiti – si sono coalizzate, senza nemmeno dirselo, e astenendosi o votando altro (pare qualsiasi cosa purché non il PD) hanno dato il loro giudizio. Messaggio sferzante, leggermente di massa. Sarà dura per il PD invertire la rotta, soprattutto se prevarrà un atteggiamento vendicativo, del tipo “non volete la Buona Scuola? e allora niente assunzioni di precari”. Comunque, i problemi del PD se li sbroglierà Renzi, che dovrà decidere se continuare a fare il deserto intorno a sé in nome dell’attrazione fatale verso i moderati oppure rimettere in discussione questo schema riportando il PD a dialogare con il popolo di sinistra. Vedrete, lo schema lui non lo rimette in discussione, non l’ha mai fatto finora, non è nelle sue corde. Perciò ora tocca a noi fare qualcosa di nuovo.

La sinistra che nascerà – prima possibile, per carità, ché il tempo scorre veloce – abbandoni pure il PD alle sue contraddizioni e convulsioni, e segua invece un percorso limpido di autonomia, di partecipazione e di buon governo. Decisiva sarà la prova della questione morale e della legalità, che stanno lì inevitabilmente al primo posto di un nuovo programma riformatore. E poi la traduzione di valori irrinunciabili, egualitari, laici e progressisti, che vogliamo affermare in Italia e in Europa. Si può fare, si deve fare senza paura di misurarsi con le cose più grandi di noi, lo sviluppo possibile, le migrazioni epocali, la ricerca della felicità. Più grandi saranno le cose che sapremo pensare, più grande, serio, motivato sarà l’impegno che metteremo sulle cose concrete. Ci sarà tempo nelle prossime settimane per tornarci su. L’importante è avere l’ambizione di costruire un progetto compiuto, di alternativa credibile e autorevole, per valori e programmi, alla destra italiana. La competizione con il PD di Renzi passerà anche per questa strada, la più importante per il futuro dell’Italia. Ed è bene praticarla fino in fondo, prima che l’Italicum faccia il danno estremo, consegnando il massimo del potere a una minoranza aggressiva e avventurosa.

E allora, teniamoci informati e facciamo tutti un passo avanti. Grande, non piccolo. Il tempo è arrivato e le occasioni ormai si susseguono, come quella di “Possibile” domenica 21 giugno a Roma. Anche a Firenze e in Toscana ci stiamo dando da fare per mettere insieme esperienze individuali e collettive e disponibilità all’azione comune, contando di incrociare altre iniziative simili un po’ dovunque. Il tempo è veramente arrivato. Diamoci una mano.

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