PER LA SCUOLA PUBBLICA DELL’INFANZIA, ANCHE A FIRENZE

Si fa un gran parlare della legge sullo 0-6, cioè sulla scuola che precede il primo ciclo dell’obbligo. Se ne parla perché c’è una proposta parlamentare (del PD) e perché nel disegno di legge del Governo Renzi (auto definita “la Buona Scuola”) c’è una delega alla riforma. Ciò che si evoca sono cose giuste: la generalizzazione della scuola dell’infanzia (le scuole materne, per capirci), la diffusione dei nidi d’infanzia come servizi a domanda collettiva e non più individuale e la loro riconduzione all’istruzione, la continuità educativa nido-materna, l’impegno dello Stato. Tutto bene? In principio si. È da una vita che si chiedono queste cose. Se però si guarda alle azioni concrete, più di un dubbio legittimo emerge.

Primo dubbio: come mai il Governo rinvia l’assunzione di 23.000 precari della scuola dell’infanzia? Secondo dubbio: come mai si impegnano risorse importanti per le scuole paritarie e per l’accesso alle scuole private? Terzo dubbio: come mai si sceglie la delega legislativa e non si mette subito il Parlamento nella condizione di decidere sulla scuola dell’infanzia e sullo 0-6, visto che c’è una proposta parlamentare in corso?

Domande legittime e molto serie, a cui si dovrebbe rispondere non con allusioni, slides e qualche scoppiettante slogan, ma con decisioni altrettanto serie, rapide, forti. Strana questa Italia, che reclama immediatezza delle decisioni in ogni campo (sono vent’anni che …) e concede il rinvio su scelte strategiche che riguardano la scuola.

Così, succede che a Firenze il Comune apra alla gestione privata pomeridiana delle scuole dell’infanzia. Invece di assumere 64 insegnanti, sceglie di affidare ore pomeridiane ai privati. E, a quanto sembra, il discorso non è limitato alla contingenza (problemi di bilancio, riduzione dei costi del personale, ecc.), anzi si proietta nel futuro, legittimando un mezzo obbrobrio. Perché la scuola dell’infanzia è scuola vera, e la scuola vera la fai solo con insegnanti, non con servizi educativi complementari, non con miscugli tra progetto educativo e dopo-scuola assistenziale di antica memoria. Per me, che ho difeso negli anni passati con tutte le mie forze la scuola dell’infanzia, la cosa è sorprendente e inaccettabile. Ho difeso anche la scuola dell’infanzia comunale, ma avrei capito se il Comune – con i chiari di luna attuali – avesse chiesto di “statalizzare” parte delle scuole comunali. Non mi sarebbe piaciuto, perché credo che la scuola dà qualità al Comune, ma avrei capito se ciò fosse stata l’ultima carta per salvare la scuola dell’infanzia pubblica. Quello che invece stanno combinando è inaccettabile, con le cooperative, le associazioni, ecc. si fa arretrare la scuola dell’infanzia nel limbo del servizio assistenziale, e si generano nuovi strutturali lavoratori precari, magari soggetti alla diminuzione di tutele del Jobs Act (speculare alla crescita delle tutele dei datori di lavoro).

Uno più uno fa due: se metto insieme le scelte del Governo (rinviare l’assunzione di 23.000 precari, alimentare la scuola privata e paritaria, rinviare la riforma della scuola dell’infanzia e gigioneggiare sullo 0-6) e quelle del Comune di Firenze capisco che si danno una mano, sulla strada di una nuova estesa privatizzazione. Non è così? Mi si dimostri il contrario, si assumano i precari della scuola dell’infanzia statale, si metta subito nella proposta del Governo la nuova disciplina della scuola pubblica dell’infanzia, per tutte le bambine e i bambini, e si mettano le gambe ai discorsi sullo 0-6, magari facendola finita una volta e per tutte con l’umiliante storia degli “anticipi”, costruita solo per infilare nelle scuole dell’infanzia un po’ di bambini dei nidi, senza rispetto delle diversità, dei bisogni, della vita dei più piccoli.

Io ho nel mio DNA l’impegno per i nidi d’infanzia, e a tutti i costi mi sono data da fare per estendere il servizio, anche utilizzando il privato sociale. Allo stesso tempo, ho difeso in tutti i modi la scuola dell’infanzia, comunale anzitutto, e dunque pubblica come ogni settore dell’istruzione. Posso accettare sinergie con le scuole d’infanzia del privato sociale, ma appunto scuole devono essere, e coordinate in un sistema retto dal pubblico (e da un pubblico consapevole ed esperto). Io avrei fatto le assunzioni di insegnanti, per quanto possibile, anche a tempo determinato, salvando l’integrità della scuola e richiamando il Governo e il Parlamento a fare presto e bene la loro parte. Per ultimo, a malincuore, avrei chiesto il passaggio allo Stato di alcune sezioni. Guazzabugli non ne ho mai fatti, e se ora si fanno è giusto che le persone – che alla scuola tengono – si mobilitino, dicano la loro, difendano quello che è uno dei primi beni comuni. Io sono con loro.

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