Parole chiare sull’immigrazione

febbraio 16, 2010admin2010, I miei ARTICOLI0

Sul fronte dell’immigrazione la brutta novità sono i fatti di Milano, la morte di una persona e i disordini che ne sono venuti fuori in un quartiere della città. Questa brutta faccenda ci ripropone il volto insopportabile di una politica che chiamerei di “integrazione zero”, fatta di costruzione materiale di ghetti e zone abbandonate al degrado e di costruzione simbolica del nemico. L’integrazione zero è complementare alle ideologie della “tolleranza zero”: non si fa niente o si fa poco per risolvere i problemi sociali, e poi si invoca la repressione come unica soluzione. Nella loro gravità, i fatti di Milano hanno squarciato il cielo plumbeo della retorica razzista, e messo in evidenza a quali risultati folli per la convivenza civile può portare l’integrazione zero.

Ma i fatti di Milano non possono oscurare la novità positiva di queste ultime settimane, nelle quali le forze progressiste sembrano temere meno il confronto sull’immigrazione.  Sono contenta di questo e sono sicura che se noi progressisti sapremo dire bene i nostri SI e i nostri NO la gente ci capirà e ci premierà.

Abbiamo un debito verso la CGIL Toscana, che si è fatta promotrice dell’incontro al Mandela Forum dell’11 febbraio, e verso chi ha promosso l’appuntamento del 1° marzo, lo sciopero degli stranieri (o del consumo, come lo chiamano altri). A testa alta si va meglio, si guarda l’avversario, si mette in campo la forza dei nostri argomenti. Che poi non sono niente male.

L’Italia non è la patria elettiva degli immigrati, che non rubano lavoro né case agli italiani, pagano le tasse, sostengono il nostro sistema pensionistico, ricevono meno di quello che danno. Vanno in galera anche loro, come gli italiani, ma soprattutto ci vanno quelli che non riescono a beneficiare di alcun programma di integrazione. E affollano le carceri, anche perché per loro i processi sono brevissimi. A loro è stato dedicato apposta un reato, che colpisce tutti gli irregolari, anche quelli che sono già integrati.

Le amministrazioni locali più avvertite si danno da fare per l’integrazione, a fronte di uno Stato centrale che pratica scientificamente la latitanza da ogni impegno serio. Si pensi solo ai minori stranieri non accompagnati e ai doveri di assistenza che i comuni riescono a sostenere a malapena e solo grazie alle risorse locali e regionali. Senza soldi non si fanno servizi. Mi chiedo, ad esempio, che ne sarà dei centri di apprendimento della lingua italiana dei bambini stranieri di Firenze, se le cose continuano ad andare come adesso. L’ultimo governo Prodi stava predisponendo un provvedimento per sostenere queste iniziative: si può immaginare che fine ha fatto con il nuovo governo Berlusconi. Dal governo di destra vengono solo pulsioni regressive, perfino gratuite, come la cialtronata della Gelmini sul limite del 30% degli alunni stranieri nelle classi. Cialtronata inutile, perché poi ridimensionata agli alunni (pochi) che non sono nati in Italia. Certe cose, si sa, questa destra le fa anche solo per cattiveria.

Il sistema locale, e in primo luogo le amministrazioni di centro sinistra, dovrà resistere da solo. Firenze e la Toscana parleranno insieme un linguaggio di civiltà.

Visto che ci siamo, però, si potrebbe anche essere un po’ più espliciti.

Primo: è l’ora del diritto di voto. Ora, non dopo. Il nuovo consiglio regionale faccia tra i suoi primi atti ciò che non è riuscito a fare quello vecchio: approvare la proposta di riforma, per sollecitare il Parlamento nazionale ad agire.

Secondo: si dia la possibilità agli irregolari di dimostrare la propria volontà di integrazione alla luce del sole, vivendo, lavorando e studiando nel rispetto delle leggi e delle altre regole; e se questa verifica è positiva non c’è nessuna ragione per escluderli dal diritto di soggiorno.

Terzo: si dia la possibilità concreta a chi vive da anni onestamente in Italia e ai bambini che ci nascono di ottenere la cittadinanza italiana.

Solo la strategia dei diritti e dei doveri può affrontare validamente i problemi dell’integrazione. E’ la carta vincente per noi stessi italiani. Tutto il resto è inutile, controproducente, dannoso, ed è dal miscuglio di queste cose che nasce e si alimentano razzismo e violenza, come i fatti di Milano stanno lì a dimostrare drammaticamente.

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